Alice Martini Psicologa
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I FATTORI CORRELATI ALLO STUDIO: AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA

12/15/2022

 
Nello scorso articolo abbiamo visto come l’ansia, superata una certa soglia, possa, con la sua sintomatologia, compromettere le nostre performance a scuola, all’università, a lavoro e, più in generale, nella nostra quotidianità.
Vi sono, però, altri due fattori a cui dobbiamo prestare attenzione: l’autostima e l’autoefficacia.
Prima di iniziare è doveroso introdurre un concetto intimamente connesso a questi fattori: il sé. 
Non è facile trovare una definizione condivisa da tutti gli autori, spesso lo associamo all’identità creando però confusione.

Possiamo pensare al sé come al nucleo della nostra personalità, una struttura centrale che contiene una serie di componenti personali, consentendoci di autodefinirci.
Esistono numerose teorie al riguardo ma non starò qui ad annoiarvi con discorsi troppo accademici, non è questo il luogo né lo scopo di questo articolo.
Ce n’è però una in particolare, importante ai fini del nostro discorso, che riguarda il sé reale e il sé ideale. 

Sicuramente ricorderete che, da piccoli, spesso ci veniva fatta questa domanda: “cosa vorresti fare da grande?” e noi rispondevamo cose come: l’astronauta, la ballerina, il calciatore, l’attrice e così via. Io personalmente rispondevo “la cantante”. Avete mai sentito qualcuno rispondere con mestieri più vicini alla nostra vita di tutti i giorni? Che cosa significa questo? 

Quando siamo piccoli la nostra capacità immaginativa è potentissima ma, allo stesso tempo, abbiamo una scarsa consapevolezza di quelli che sono i nostri punti di forza e i nostri limiti, del contesto di vita, degli ostacoli che possiamo trovarci di fronte, etc.
Questa immaginazione però, ci permette di “andare oltre” e di sperimentarci in qualcosa che non siamo e che mai nessuno ci ha detto che potremmo essere. 

Crescendo, man mano che ci avviciniamo all’età adulta, questa capacità diminuisce lasciando sempre più spazio alla consapevolezza: aspettativa e realtà cominciano a combaciare. 
E poi cosa accade? Accade che dobbiamo fare i conti con le difficoltà economiche, con un contesto lavorativo instabile, dobbiamo portare lo stipendio a casa perché l’affitto e le bollette non si pagano con i sogni, e spesso, quindi, finiamo per accettare un lavoro che non ci appaga, ad esempio. 

Il “sé reale” (o percepito) riguarda il “come pensiamo di essere”, tutto ciò che sentiamo di rappresentare, di aver raggiunto e di poter raggiungere nel concreto.
Il “sé ideale”, invece, rappresenta il “come vorremmo essere”, tutto ciò a cui tendiamo, è la nostra guida, ciò che ci spinge a fare sempre di più.
In questo senso, potremmo definire l’autostima come la risultante tra il sé reale e il sé ideale. In che modo? 

Se esiste congruenza tra sé reale e sé ideale avremo, verisimilmente, una buona autostima, e ciò porta ad una sensazione di autorealizzazione, ovvero, appagamento per ciò che si è e si fa.
Se, viceversa, vi è incongruenza tra sé reale e sé ideale, avremo, verisimilmente, un basso livello di autostima. L’incongruenza può essere sia in positivo che in negativo: alcune persone potranno avere un sé ideale “gonfiato”, altri un’immagine di sé “scarsa” che li porta ad essere poco ambizioni. Quando la persona non riesce ad essere o a fare ciò che desidera può sperimentare vissuti di tristezza, inadeguatezza, sensi di colpa, ad esempio, portandola ad abbandonare progetti e rimanere in una situazione di “stallo” dal quale, giorno dopo giorno, diventa sempre più difficile uscire. 

Possiamo definire, invece, l’autoefficacia come la consapevolezza delle proprie capacità e abilità; il sentirsi o meno capaci di poter fare qualcosa.
L’autostima riguarda più una valutazione di se stessi come persone, l’autoefficacia, invece, riguarda maggiormente una valutazione in base al saper fare.

In conclusione, l’immagine, la considerazione che abbiamo di noi stessi condizionano in modo decisivo la nostra autostima e anche il nostro senso di autoefficacia nel far fronte alle diverse situazioni che la vita ci pone davanti.
Sappiamo come autostima e autoefficacia influiscano in modo considerevole non solo nelle nostre scelte di vita e nella nostra quotidianità ma anche nello studio e nella riuscita scolastica. 
Infatti, bassi livelli di autostima e di autoefficacia, possono portare a crearsi pensieri negativi circa la propria persona e le proprie abilità e capacità. 

Occorre pertanto cercare di mettere in discussione questi pensieri privilegiando il cosiddetto “self talk positivo” ovvero parlare con se stessi riservandosi un linguaggio positivo. Come?
Prova a trasformare frasi come “non ho studiato abbastanza”, “non so le cose”, “andrà sicuramente male” in frasi come “sono sicuro che andrà bene”, “so le cose”, “posso farlo”, “posso ottenere dei risultati positivi”. Può essere utile anche scrivere nero su bianco i pensieri positivi che rivolgiamo a noi stessi. 

Anche in questo caso è valida la profezia che si autoavvera: se ci approcciamo a qualcosa con l’idea che non andrà bene, che non si è studiato abbastanza, che tanto non si sa rispondere allora è probabile che quello che si otterrà è proprio quello in linea con i nostri pensieri in quanto il comportamento e l’approccio saranno negativi.  Se è vero che vale per i pensieri negativi vale anche per quelli positivi, quindi, riformula le aspettative e le credenze.
 
 


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