Abbiamo visto come attenzione e concentrazione siano dei fattori fondamentali quando parliamo di studio e come sia importante prendere consapevolezza di quale sia il proprio stile di apprendimento in modo da individuare tutte quelle strategie che ci consentono di avere un metodo di studio efficace e funzionale ai nostri obiettivi.
Per ottenere dei buoni risultati a scuola, all’università o a lavoro, occorre prestare attenzione a tutti questi fattori certamente ma spesso non bastano. Occorre infatti prendere in considerazione anche altri fattori che influiscono sullo studio in primis e, come conseguenza, anche sui risultati; parliamo di: ansia da prestazione, autostima e autoefficacia e paura del fallimento. In questo articolo approfondiremo il tema dell’ansia da prestazione: che cos’è e come gestirla. Tutti noi, almeno una volta, abbiamo sentito parlare di ansia. Genericamente possiamo definire l’ansia come “un complesso di reazioni psichiche e fisiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso”. Da questa semplice definizione possiamo capire come l’ansia in un certo senso possa essere funzionale: se di fronte ad un incendio non scattasse dentro di noi alcun campanello di allarme ci troveremmo infatti in una situazione di forte pericolo. Il nostro organismo, invece, è programmato per reagire a tali stimoli attivando tutta una serie di condizioni psichiche e fisiche che ci consentono di sopravvivere. Non entreremo ora nel dettaglio ma dedicherò prossimamente un articolo più esaustivo sull’argomento. Parliamo ora, invece, di ansia da prestazione. L’ansia di studio è, a tutti gli effetti, la cosiddetta ansia da prestazione. Questa, come detto in precedenza, entro certi limiti è utile per prepararsi a livello psicofisico al compito che si deve svolgere, in quanto genera una tensione che porta la persona ad attivarsi per dare il meglio di sé in quello che deve fare. Superata una certa soglia, però, determina invece una serie di sintomi che possono andare a compromettere la performance e a far sentire la persona sovrastata dalla tensione e dalla paura. Da cosa viene generata quest’ansia? L’ansia, in questo caso, viene generalmente scatenata dalla paura del giudizio esterno. L’ansia spesso non viene generata dall’esito dell’esame, dalla valutazione, come siamo soliti pensare, ma da quello che le altre persone (familiari, insegnanti, amici, etc) potrebbero pensare di quel risultato. Lo studente, quindi, non teme solo la valutazione in sé, ma è convinto che da questa dipendano valutazioni che riguardano le sue capacità, il suo valore e la sua intelligenza, come se in qualche modo si creassero delle valutazioni sulla sua persona e non sul compito, favorendo una scarsa stima di sé. L’ansia da prestazione è un tipo di ansia anticipatoria, ovvero che attiva pensieri catastrofici sul futuro. Comporta altresì un circolo vizioso in cui ad una sofferenza iniziale (ansia), si aggiunge una cattiva prestazione, che accresce, di fatto, l’ansia successiva. Come gestire quindi l’ansia da prestazione? 1. ACCETTALA: l’ansia è a tutti gli effetti un’emozione e, come tale, non dobbiamo cercare di liberarcene in quanto è qualcosa che fa parte di noi. Quindi, evita di respingerla, non serve a nulla, non farà che aumentare, piuttosto fermati e ascoltala, ti sta dicendo qualcosa. 2. PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA: attenzione alla profezia che si autoavvera. L’ansia, infatti, può portare a creare delle credenze e delle anticipazioni circa gli esiti del compito/esame. Questo comporta l’attivazione di un comportamento in linea con le tue aspettative. Sapere di questo meccanismo può ritornarti utile. Se ci si approccia a qualcosa con l’idea che non andrà bene, che non si è studiato abbastanza, che tanto non si sa rispondere allora è probabile che quello che si otterrà è proprio quello in linea con i nostri pensieri in quanto il comportamento e l’approccio saranno negativi. Se è vero che vale per i pensieri negativi vale anche per quelli positivi, quindi, riformula le aspettative e le credenze. 3. NON AVERE PAURA DI TRADIRE LE ASPETTATIVE: l’affetto non può essere compromesso dagli esiti scolastici o accademici. Non è una valutazione che può determinare la compromissione dei rapporti. Questo è bene ricordarlo per evitare che nascano dentro di noi delle “inutili” paure. Caratteristiche personali e comportamento sono due cose differenti, quindi, impara a valutare te stesso separando le azioni dai giudizi sul valore personale. Negli articoli precedenti abbiamo visto quanto sia importante, nello studio, tenere in considerazione gli aspetti legati ai meccanismi dell’attenzione e della concentrazione, e quanto sia fondamentale prendere consapevolezza di quale sia il proprio stile di apprendimento.
Potremmo paragonare lo studio ad un cammino che ci accompagna durante tutto l’arco della nostra vita e che, inevitabilmente, presuppone una partenza, una strada da percorrere, dei mezzi e un arrivo. In questo senso il metodo di studio è la nostra strada e le strategie che utilizziamo i nostri mezzi. Possiamo quindi definire il metodo di studio come “l’insieme di quei comportamenti che ci consentono di ottimizzare l’apprendimento”. Partiamo col dire che il metodo di studio deve essere:
Vediamo ora qualche tipologia di metodo di studio:
Naturalmente metodi di studio ne esistono a decine, questi sono solo alcuni esempi e ricorda che devono essere adattati alla materia che si intende studiare. Abbiamo visto, però, come ognuno apprenda in modo unico e diverso, a seconda del proprio stile cognitivo, quindi, a seconda del proprio modo di cogliere ed elaborare le informazioni. Vediamo quindi quali strategie è possibile utilizzare in base al proprio stile. A. VISIVO-VERBALE:
B. VISIVO-NON VERBALE
C. UDITIVO:
D. CINESTESTICO:
Alcune volte, potrà capitare che ti venga richiesto un tipo di studio mnemonico, il classico “studio a memoria”. Lo studio mnemonico risulta essere sicuramente il più difficile e quello che crea maggiore frustrazione negli studenti: in alcuni casi non è nemmeno utile ma, può capitare, che alcune discipline lo prevedano e non ci si possa tirare indietro. Vediamo quindi alcune accortezze utili in questi casi:
Abbiamo visto come attenzione e concentrazione rappresentino fattori strettamente correlati allo studio e come allenare questi processi con delle semplici strategie. Ci siamo destreggiati in mezzo agli stili di apprendimento e abbiamo capito come, conoscere il proprio modo di ragionare e approcciarsi alle cose sia un prerequisito fondamentale per orientarsi al meglio nella scelta di tutte quelle strategie da utilizzare non solo a livello scolastico ma nella nostra quotidianità. Infine, abbiamo visto alcuni metodi di studio e quali strategie potrebbe essere utile applicare in base al proprio stile per uno studio maggiormente efficace. Per ottenere buoni risultati, però, occorre sì un metodo di studio al quale affidarsi, ma spesso non è sufficiente. Occorre infatti prendere in considerazione altri fattori che influenzano lo studio e i risultati. Nei prossimi articoli parleremo quindi di ansia da prestazione, autostima ed autoefficacia e paura del fallimento. Nel precedente articolo abbiamo parlato di attenzione e concentrazione: cosa sono, quali sono i fattori che le influenzano e piccole strategie per allenarle. Esiste, però, un altro fattore correlato allo studio: i codici di apprendimento o stile di apprendimento. Partiamo innanzitutto da una definizione: “per stile di apprendimento s’intende l’approccio all’apprendimento preferito di una persona, il suo modo tipico e stabile di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni”. Ognuno impara in modo unico. Essere a conoscenza del proprio modo di ragionare e approcciarsi alle cose risulta essere quindi un presupposto fondamentale per orientarsi al meglio nella scelta di tutte quelle strategie da utilizzare non solo a livello scolastico ma nella nostra quotidianità. Gli stili di apprendimento variano a seconda delle modalità sensoriali (verbale, visivo, uditivo, cinestesico), degli stili cognitivi (globale e analitico), dell’ambiente (tempi, luoghi, modalità di lavoro) senza dimenticarsi di tutti quegli aspetti della personalità dell’individuo (ad esempio introversione, estroversione). Per semplicità possiamo dividere questi stili in tre aree: A, B e C. A. CANALI SENSORIALI: riguarda tutti quei canali sensoriali attraverso i quali è possibile cogliere e apprendere le informazioni che riceviamo dall’esterno:
B. ELABORAZIONE INFORMAZIONI: riguarda il modo in cui le informazioni colte dai canali sensoriali vengono elaborate dalla persona. Può essere, ad esempio:
C. MODALITÀ DI LAVORO: modalità attraverso il quale è più facile apprendere le informazioni.
Naturalmente ognuno di noi possiede uno stile di apprendimento che è il risultato dell’intersezione di queste tre aree. Ad esempio, uno studente potrebbe avere uno stile di apprendimento cinestesico, analitico, di gruppo. Va da sé che le combinazioni possibili sono tante ed è bene ricordarlo per sottolineare l’unicità di ogni individuo, di ogni studente; inoltre, nessuno stile è migliore di un altro sono semplicemente diversi. Vi starete chiedendo: “Come faccio a capire quale sia il mio stile di apprendimento?” Man mano che si proseguono gli studi, imparando a conoscersi un po’, si comincia a capire quale sia il proprio canale preferenziale mediante cui apprendere le informazioni. Tuttavia, capita che si arrivi persino alle scuole superiori o all’università senza averne preso davvero consapevolezza; spesso complice di questo, è lo stesso sistema scolastico che, talvolta, propone un metodo di studio standardizzato uguale per tutti. Per comprendere quale sia il proprio codice di apprendimento esistono, naturalmente, moltissimi test più o meno lunghi, con calcoli più o meno complessi e dei risultati. Voglio comunque proporti un banale esercizio che non vuole sostituirsi a un test validato scientificamente ma che, come primo input, può darti un’idea di quello che potrebbe essere il tuo canale preferenziale di apprendimento. La risposta A alla prima domanda potrebbe indicare uno stile cognitivo analitico, mentre la risposta b uno stile globale.
Nel secondo indovinello invece la risposta C potrebbe indicare uno stile più di tipo visivo non verbale, la risposta B uno stile visivo verbale, mentre la risposta A potrebbe suggerire un misto tra questi due stili oppure un altro stile come quello uditivo ad esempio. Questo breve esercizio, come detto in precedenza, vuole solo fornire, anche in modo un po’ divertente, un primo input per cominciare a orientarti verso la scoperta del tuo stile di apprendimento. Questa conoscenza è fondamentale per individuare quelle strategie che ci consentono di sfruttare al meglio i nostri punti di forza di fronte ad un compito. È chiaro che in un percorso di apprendimento diventa fondamentale creare una sintonia tra il nostro stile di apprendimento e lo stile di insegnamento. Il codice di apprendimento, infatti, influenza la modalità di studio e di apprendimento e di conseguenza il rendimento scolastico. È importante, quindi, prestare attenzione a questi fattori che spesso sono alla base di difficoltà scolastiche che potrebbero essere “facilmente” migliorate se si prendessero maggiormente in considerazione queste peculiarità individuali portando lo studente, nel suo percorso, verso una modalità di studio personalizzata. Abbiamo visto brevemente cosa siano i codici di apprendimento e come questi possano influenzare il nostro modo di studiare e approcciarci al mondo esterno. Nel prossimo articolo vedremo, invece, i metodi di studio e le strategie più efficaci da adottare a seconda del nostro stile di apprendimento. |
Dott.ssa Alice Martini
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